domenica 16 novembre 2008

Mimmo Paladino il "mistero"

L'artista delle maschere

"Lo spazio è una circostanza non determinante. Le dimensioni di un tavolino possono essere sufficienti a provocare tensioni e strategie degne del più vasto affresco". (Mimmo Paladino)



Nasce a Paduli, in provincia di Benevento il 18 dicembre 1948, passa la sua infanzia a Napoli e dal 1964 al 1968 frequenta il Liceo Artistico a Benevento, intanto terrà una mostra presentata da Achille Bonito Oliva, alla Galleria di Portici (Napoli), che lo scoprirà come talento e lo promuoverà proprio grazie a questa esposizione.
Dopo avere sperimentato la tecnica del "concettuale", l'artista passa alla fotografia.I lavori prodotti in questa prima fase sono presentati alla Galleria Nuovi Strumenti di Brescia nel 1976.
Da quì l'artista inizia combinando immagini in tecnica mista, creando una complessa iconografia che tiene conto di una straordinaria miscela di messaggi, stranamente opposti e divergenti, comunque mescolati insieme.
Le eccezionali doti di disegnatore di Paladino si svelano definitivamente, quando nel 1977 realizza un grande pastello sul muro della galleria di Lucio Amelio a Napoli e partecipa inoltre alla rassegna "Internationale Triennale für Zeichnung" organizzata a Breslavia.
Nello stesso anno si trasferisce a Milano, mentre nel 1978 compie il primo viaggio a New York.


Mimmo Paladino dipinge soprattutto immagini astratte e oniriche che si susseguono su grandi tele dai forti valori timbrici, spazialmente definite da strutture geometriche, rami e maschere che attraggono l'osservatore.
Negli anni ottanta l'artista giunge all'elaborazione di superfici di grandi dimensioni e opere di forte impatto visivo nelle quali racconta la vita e il mistero della morte. Utilizza l'incisione e molte altre tecniche per rappresentare il proprio "mondo interiore", primordiale e magico. Introduce presto nelle sue tele elementi scolpiti, spiazzando i critici nella sua coesione di modernità e arte povera.



Accanto alla pittura, la scultura è parte fondamentale del lavoro di Paladino che tratta di fusioni in bronzo o in alluminio, legni spesso dipinti, ma anche rame, ferro e altri materiali.
Pur nella loro apparente fissità da icone le opere di Paladino conservano sempre un'ambiguità densa di allusioni. Le maschere senza sguardo, i profili arcaici delle teste, custodiscono valenze emblematiche che sfuggono ad un'interpretazione univoca, anzi appaiono serbare enigmi, misteri insondabili o segreti.


Nella seconda metà degli anni ottanta i lavori di Paladino risultano fondati su una composizione che va semplificandosi. Si restringe l'inventario dei segni, mentre il colore suggerisce l'intero spazio dell'opera: pochi attributi sono sufficienti per delinearne l'intera struttura.



La sua produzione inizia ad essere conosciuta anche all'estero, grazie ad una mostra itinerante del 1980, che si sposta da Basilea ad Essen e successivamente ad Amsterdam.
Intanto la dimensione dei suoi lavori si amplia e nelle sue tele convivono teschi, scheletri, maschere e animali, che contribuiscono all'edificazione di un mondo misterioso.

Oggi Mimmo Paladino vive e lavora tra Roma, Paduli e Milano.

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